Giovedì, 21 Settembre 2017 13:53

74^ anniversario dell'eccidio dei Nove Martiri Aquilani: le iniziative per ricordarli

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Quando nel settembre del ’43 un gruppo di giovani partigiani aquilani decise di sottrarsi all’ordine nazista di Kesserling che li voleva arruolati nell’esercito tedesco, sapevano bene cosa fare: i ragazzi avrebbero dovuto lasciare la città alla spicciolata, prelevare armi durante il percorso e radunarsi a Collebrincioni, dove li avrebbe raggiunti il colonnello D’Inzillo assieme ad altri militari con armi pesanti, per recarsi tutti insieme nel teramano e congiungersi ai 1.600 civili e militari che proprio in quei giorni si stavano arroccando a Bosco Martese per organizzare la resistenza ai nazi-fascisti. Tutti sapevano il significato di quella loro scelta: volevano essere liberi e liberare L’Aquila e l’Italia dagli invasori, dalla guerra, dall’oppressione. E sapevano anche, nella loro spontanea e sincera ribellione, cosa rischiavano: la semplice disobbedienza al proclama di Kesserling metteva a rischio la loro vita.

Ma forse non immaginavano – con il loro sacrificio – di diventare un esempio, di rappresentare un patrimonio di valori su cui la città avrebbe potuto avviare la sua ricostruzione morale e civile dopo la guerra.

Anteo Alleva, di soli 17 anni il più giovane del gruppo, Pio Bartolini, soldato ventunenne, Francesco Colaiuda, 18 anni, Fernando Della Torre, 20 anni, Berardino Di Mario, 19 anni, Bruno D’Inzillo, 19 anni, Carmine Mancini, 19 anni, Sante Marchetti, 18 anni, Giorgio Scimia, 18 anni (e con loro Stefano Abbandonati e Umberto Aleandri, membri del gruppo e fortuitamente scampati alla fucilazione) sono l’emblema dell’Aquila democratica e antifascista.

"Oggi, dopo 74 anni, non vogliamo ricordarli solo per il loro eroismo", sottolinea Fulvio Angelini, Anpi L'Aquila. "Vorremmo che la loro storia fosse tradotta in attualità, perché oggi c’è un enorme bisogno di trasferire il loro coraggio e le loro idee alla quotidianità di tutti i giorni, in una rivolta morale e civile alle ingiustizie, in un impegno moderno per i diritti e le libertà. Quella che è stata la Resistenza, quello che è stato l’antifascismo, oggi diventano le lotte degli studenti per avere scuole sicure, per la cultura e la formazione, per diventare cittadini del mondo; è l’impegno per il diritto al lavoro; sono le iniziative di accoglienza e solidarietà verso i profughi e i migranti; sono le azioni di volontariato verso i più deboli, verso l’ambiente e la natura. Sono, in tante parti del mondo, le manifestazioni per la libertà di stampa o l’indipendenza della magistratura. Sono le spinte al disarmo ed a riconvertire l’economia a scopi civili. Sono le lotte antirazziste e contro i “muri” perché dobbiamo saper stare nelle periferie sociali e governare l’integrazione, non emarginare i più deboli".

Per tutto questo, "servono esempi nuovi, comportamenti e stili di vita, servono linguaggi e codici che parlino alle persone e in primo luogo ai giovani. Se sapremo fare questo la storia dei Nove Martiri aquilani sarà sempre più bella e proiettata al futuro. Credo che questo sia il modo migliore per onorarli", ha aggiunto Angelini dando appuntamento per sabato 23 settembre, alle 17:30, in Piazzetta Nove Martiri, laddove si terrà l'iniziativa 'L'Aquila democratica, L'Aquila antifascista'.

Il 23 settembre, nel 74esimo anniversario dell'eccidio, anche la Municipalità Aquilana renderà omaggio alla memoria dei Nove Martiri aquilani. La cerimonia si terrà nella caserma Pasquali Campomizzi, luogo in cui i nove martiri giovinetti furono trucidati, dove, alle ore 9, verrà deposta una corona di alloro.

Le celebrazioni proseguiranno, alle ore 10, nel piazzale antistante l'Istituto di istruzione "Amedeo di Savoia Duca d'Aosta". Qui, dopo l'inno nazionale e la cerimonia dell'alzabandiera, verrà deposta una corona d'alloro, a cura dell'Istituto abruzzese per la storia della Resistenza e dell'Italia contemporanea. La cerimonia vuole ricordare, in maniera particolare, Fernando La Torre, studente ebreo che si era diplomato al Regio Istituto Industriale. Alle ore 11, al Cimitero Monumentale, verrà deposta una corona davanti al Monumento dedicato ai IX Martiri Aquilani. Infine, alle 11.30, nel sentiero IX Martiri a Madonna Fore, avrà luogo la deposizione di una corona a fianco al Ceppo Commemorativo.

 

La vicenda dei Nove Martiri

Bruno D'Inzillo, Bernardino Di Mario, Fernando Della Torre, Carmine Mancini, Giorgio Scimia, Francesco Colaiuda, Anteo Alleva, Sante Marchetti, Pio Bartolini: questi i nomi dei nove martiri aquilani, tutti tra i diciotto e vent'anni.

Dopo l'8 settembre del 1943 si erano uniti ai gruppi partigiani che combattevano le truppe di occupazione tedesche. Per sfuggire ai rastrellamenti si erano rifugiati sulle montagne nei pressi di Collebrincioni. Il contingente tedesco riuscì però a catturarli, a seguito di una delazione.

Dopo essere stati condotti nella caserma Pasquali i nove giovani furono costretti a scavarsi la fossa e fucilati. Nessuno informò le famiglie e, solo dopo la liberazione della città dell'Aquila, avvenuta il 13 giugno del 1944, i loro corpi furono rinvenuti e le loro spoglie pietosamente ricomposte all'interno della scuola elementare "De Amicis", dove ricevettero il silenzioso e commosso omaggio della cittadinanza.

Bruno D'Inzillo era figlio di un colonnello dell'esercito, aveva da poco terminato gli studi liceali e desiderava iscriversi alla facoltà di Medicina. Aveva scritto una raccolta di versi dal titolo "Retoriche cosmiche"; Fernando Della Torre era originario di Sulmona e apparteneva ad una famiglia di origini ebraiche. Diplomato all'Istituto tecnico industriale, era rimasto orfano dei genitori e aveva trovato un impiego; Giorgio Scimia era uno studente dell'ultimo anno dell'istituto Magistrale e sognava di diventare aviatore; Carmine Mancini era il più caro amico di Bruno D'Inzillo e, come lui, scriveva poesie e si accingeva a iscriversi alla facoltà di Medicina; Bernardino Di Mario frequentava l'Istituto tecnico industriale, fu l'ultimo a morire poiché non venne ucciso subito dalla scarica di fucili.

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